Ezio Bosso: ci lascia con la musica nel cuore

Ezio Bosso. Classe 1971. Ci lascia oggi, prematuramente, un artista. Un gentiluomo della musica.

Bosso non solo era un eccellente musicista, pianista e direttore d’orchestra, era un uomo in grado di trasmettere sensibilità dedicandola al suo pubblico, ereditando il nome del Pianista che sapeva commuovere.

Una malattia degenerativa scoperta nel 2011 lo costringeva in carrozzella, ma questo non gli ha mai impedito di continuare a sognare e a cibarsi di musica, la sua grande vera passione.

Nato a Torino il 13 settembre 1971, si innamora della musica da bambino, grazie a una prozia pianista. Per seguire la passione a 16 anni se ne va da casa e debutta come solista in Francia. L’incontro con Ludwig Streicher, contrabbassista dei Wiener Philharmonic, segna il suo destino. Intuendone il talento, il musicista austriaco lo indirizza all’Accademia di Vienna dove Bosso studia contrabbasso, composizione, direzione d’orchestra. E da contrabassista suona in importanti formazioni, tra cui la Chamber Orchestra of Europe di Claudio Abbado. Con il maestro milanese Ezio instaura un legame non solo artistico ma di amicizia. Dopo la morte di Abbado, nel 2017 sarà Ezio a farsi testimonial dell’eredità della sua ultima creatura, l’Associazione Mozart14, nata a Bologna per portare la musica nei luoghi del dolore, nelle carceri, negli ospedali. Il percorso nella malattia di Claudio sarà per Ezio un esempio di resistenza e di rinnovato impegno in una musica che, come amava ripetere, «è la vera terapia».

Il suo calvario inizia nel 2011, prima una grave neoplasia, poi la malattia neurodegenerativa che in breve lo porterà sulla sedia a rotelle. Ma segna anche la sua rinascita come artista. Alla sua attività di pianista alterna quella di direttore d’orchestra, alla guida dell’organico della Fenice di Venezia, del Comunale di Bologna. Infine crea il suo gruppo di musicisti, la StradivariFestival Chamber Orchestra, poi ribattezzata Europe Philharmonic. Lo scorso settembre aveva dovuto dire addio al pianoforte, le sue dita non rispondevano più bene, i dolori a forzarle sui tasti.

“La musica ci insegna la cosa più importante: ascoltare!”

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