

Viandanti delle sette tonalità…
Una regina della formazione artistica, un’icona della danza e una voce appassionata che attraversa i confini: oggi si scopre una carta dal valore internazionale.
Janine Molinari, coreografa, regista e fondatrice della Dance Molinari Organization, si racconta senza filtri in un’intervista che celebra la dedizione, il talento e la visione globale del musical theatre.
Dalla sua New York ai palchi italiani, fino alla ghost light che illumina il futuro.
Janine, hai formato centinaia di artisti che oggi calcano i più grandi palcoscenici del mondo. Quando hai capito che la tua missione era formare performer?
Come racconta la storia, avevo 3 anni e partecipavo alla mia prima esibizione sul palco, guidando un numero di canto e danza davanti al microfono, con 25 bambine dietro di me.
A un certo punto mi fermai di colpo, notando che alcune di loro avevano bisogno del mio aiuto. Così iniziai a girare per il palco correggendole (davanti al pubblico!) e poi tornai al mio posto per concludere lo spettacolo con orgoglio.
Quell’episodio riassume perfettamente la mia missione di vita.
Ho sempre saputo di amare dirigere e coreografare altri performer, così come trasmettere tutto ciò che ho imparato dai miei grandi insegnanti: Luigi, Frank Hatchett, Phil Black, Gus Giordano, Jacque D’Amboise, Maurice e Gregory Hines, Maryann Asdal, Julia Brande (una delle celebri Ziegfeld Follies Girls).
Dance Molinari è diventata una vera istituzione a New York. Cosa rende unico il vostro approccio?
DMO esiste da 25 anni a New York, da 12 a Los Angeles e da 7 a Chicago, ma siamo attivi in tutti gli Stati Uniti e nel mondo: io e il mio team abbiamo insegnato e ci siamo esibiti in Giappone, Cina, Taiwan, Canada, Italia, Spagna, Amsterdam, Londra e persino in America Latina.
Crediamo profondamente nell’unità attraverso la diversità!
Siamo onorati di ricevere opportunità così straordinarie e amiamo condividere le nostre competenze con chi potrà a sua volta trasmetterle alle future generazioni di artisti.
Tutte le nostre classi sono piene di positività, passione, e della convinzione che la danza sia per tutti, a ogni livello!
Credo nella critica costruttiva, nella continua ricerca del miglioramento e, soprattutto, nel rendere l’apprendimento divertente!
Sei una grande esperta di tip tap. Cosa ti affascina ancora oggi di questa disciplina?
Essere considerata un’esperta di tip tap è molto lusinghiero, ma per me è anche un’umile promemoria che c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Continuo ancora oggi a studiare e seguire lezioni.
Il tap dance è una disciplina in continua evoluzione, è come suonare uno strumento musicale.
Mi affascina perché ci sono sempre nuovi passi, nuovi ritmi da esplorare, e ogni danzatore può metterci il proprio tocco creativo, arrivando perfino a inventare nuovi step!
Amo il fatto che sia una forma unica di espressione personale, molto simile all’hip-hop: i passi vengono creati e tramandati da ballerino a ballerino, mantenendo viva una tradizione in costante trasformazione.

Lavori spesso con giovani performer. Cosa cerchi davvero in un talento?
Vorrei correggere la domanda: io lavoro con performer di tutte le età e livelli, dai più giovani ai più maturi, e questo mi dà una gioia immensa.
Il talento può emergere tanto in una persona di 50 anni quanto in un bambino di 5.
Sono attratta da performer che hanno quella luce speciale negli occhi, una scintilla, quella fiamma che si accende dentro di loro quando sono in scena!
Cerco anche chi ha una voglia estrema di imparare, ma che allo stesso tempo possiede una gioia naturale e un’energia positiva autentica.
DMO lavora anche in Italia e collabora con molte realtà internazionali. Cosa apprezzi del talento italiano?
I performer italiani hanno un desiderio fortissimo, una passione ardente, un’urgenza e una serietà incredibile nella formazione… e tanto, tantissimo amore!
È uno dei motivi per cui torno costantemente in Italia: gli artisti italiani mi ricaricano, mi ricordano ogni volta perché amo così tanto quello che faccio.
Amo il rispetto, la gioia pura, l’intensità, e quella grazia meravigliosa, quell’umiltà, quella gratitudine profonda… e ovviamente, un talento straordinario.

Sei anche una talent scout. Come si riconosce un talento che ha davvero il potenziale per Broadway o la TV?
Ci sono tantissime variabili che contribuiscono al successo di un performer a Broadway o nel mondo della TV/cinema.
Serve dedizione totale al proprio mestiere, tanta pratica, e la costante voglia di migliorarsi, fino al punto quasi dell’ossessione.
È fondamentale sapere chi si è davvero, e cosa si può offrire a ogni progetto, sia in fase di audizione che, eventualmente, una volta scritturati.
I performer più affermati si allenano ogni giorno, studiano costantemente.
L’apprendimento non finisce mai, nemmeno quando si è nel cast di uno spettacolo a Broadway o in una serie TV.
Lavoro con artisti che sono già nei cast e che comunque non smettono mai di formarsi.
Cercano sempre di alzare il livello, aggiungendo anche competenze nuove: acrobatica, twirling, canto, danza in diversi stili, recitazione in diversi generi…
Amo dire che ogni artista dovrebbe arricchire la propria bag of tricks, la “valigia dei talenti”.
Qual è stato per te un momento indimenticabile come coreografa o docente?
Ne ho vissuti talmente tanti che questa è una domanda davvero difficile!
Come coreografa, direi dirigere e coreografare grandi spettacoli come A Bronx Tale, Footloose, Tommy, Jesus Christ Superstar, Legally Blonde e molti altri.
Ogni prima serata è un’esperienza indimenticabile: vedere la mia visione prendere vita sul palco è un’emozione unica.
Essere nel team di regia e coreografia della prima versione italiana di Tony and Tina’s Wedding – la commedia più longeva di New York – è stato monumentale.
Lo spettacolo è stato portato in scena migliaia di volte nel mondo ed è ambientato in un matrimonio italiano, eppure non era mai stato realizzato in Italia. Quindi sì, è un’esperienza che porterò per sempre con me.
Per quanto riguarda il cinema, uno dei momenti più intensi è stato dirigere e coreografare il videoclip di “Broadway’s We’re Gonna Come Back” a New York durante il Covid, con oltre 30 performer di Broadway.
Il video ha vinto più di 375 premi internazionali.
Durante le riprese siamo stati i primi a entrare in un teatro di Broadway dopo la chiusura: ci è stato concesso di scoprire le poltrone del Marriott Marquis Theatre. È stato un momento storico.
In televisione, direi essere sul set dei Disney Studios e coreografare con un cast di artisti incredibilmente talentuosi!
Come insegnante, se penso agli anni trascorsi e agli studenti passati per DMO, rimango sempre meravigliata: Ariana Grande, Nick Jonas, Peyton List, Meg Donnelly, Nick Barasch, Jenny Mollet, Analise Scarpaci… E così, tantissimi altri, ancora oggi. Uno dei momenti di cui vado più fiera è stato quando, durante i Tony Awards, abbiamo avuto tre spettacoli in scena — Matilda, A Christmas Story e Annie — e tutti pieni di bambini formati da DMO!
Sei anche una regista. Quale dei tanti spettacoli che hai diretto porti nel cuore, e perché?
Aggiungo però che una delle esperienze più speciali è stata A Bronx Tale, perché l’ho diretto insieme a Joe Barbara, che un tempo interpretava Tony accanto alla mia Tina.
E perché ho avuto l’opportunità di far salire sul palco 4 studenti di MTA incredibilmente talentuosi, accanto a grandi veterani di Broadway!
La sera del debutto è stata spettacolare: Chazz Palminteri è venuto a vedere lo spettacolo. Come sapete, è un attore famoso ma anche il creatore di A Bronx Tale, e si è detto profondamente colpito dal talento dei ragazzi di MTA!
Fai parte del team creativo e produttivo della compagnia internazionale Breaking Borders. Qual è la tua missione in questo progetto così ambizioso?
Ti invito a visitare il sito ufficiale di Breaking Borders per leggere la nostra missione, perché credo che la descriva perfettamente. Si tratta di unità attraverso la diversità: artisti da ogni parte del mondo che si uniscono con un obiettivo comune, abbattere i confini linguistici e condividere le rispettive culture, il tutto per amore del musical theatre… e oltre!
Attualmente stiamo lavorando a:
una nuova produzione originale a Londra, un musical rock ispirato a Don Giovanni;
una rivisitazione creativa di una storia classica in Italia;
un nuovo progetto negli Stati Uniti previsto per la primavera del 2026, con un cast internazionale!
Cosa pensi serva oggi ai giovani performer per emergere in un mondo così competitivo?
Oggi giovani e meno giovani devono ricevere una formazione completa: canto, danza, recitazione, lettura musicale… perfino competenze acrobatiche!
Bisogna allenarsi in quanti più ambiti possibile, e avere una solida conoscenza della storia del musical theatre, del passato, del presente e anche degli spettacoli in fase di sviluppo! Allenamento, allenamento, allenamento. Non si smette mai di formarsi, nemmeno quando si è affermati. Per sopravvivere in questo mercato competitivo bisogna essere positivi, avere un amore profondo per questo mestiere, e dedicargli ogni giorno ore e ore di lavoro.
Se potessi dare un solo consiglio a chi sogna una carriera nel teatro musicale, quale sarebbe?
Se non riesci davvero a vederti fare nient’altro nella vita, se questo è ciò che ami più di ogni cosa, non mollare mai.
Non smettere mai di formarti. Ricorda sempre tutto ciò che ami dell’essere in scena, e come ti fa sentire.
Sii sempre puntuale – è fondamentale!
Preparati sempre con il materiale che ti viene affidato e comportati sempre da professionista.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi progetti nel mondo del teatro musicale?
Ho sempre tantissimi progetti in arrivo, perché non sopporto annoiarmi! ?
Un nuovo musical rock ispirato a Don Giovanni a Londra (speriamo anche nel West End!);
Una rivisitazione con musiche inedite di un grande classico in Italia;
Un revival di Tony and Tina’s Wedding in versione italiana… e, si spera, anche a New York;
Un nuovo film;
Un nuovo videoclip musicale;
E la coreografia per un prossimo revival a New York!
DOMANDA DI RITO: Quando cala il sipario e si spengono i riflettori… chi rimane?
Rimane la ghost light.
E quella luce fantasma è il simbolo della speranza, il segno che presto un nuovo spettacolo si aprirà di nuovo.
Quando il sipario si chiude, rimani tu stesso, con il prossimo progetto, il prossimo amore creativo, e il prossimo sogno da inseguire con passione.
E quando il sipario si chiude, nel Regno del Musical resta la luce di chi continua a sognare…
Janine Molinari ci ha ricordato che il palcoscenico è un luogo sacro, e che la formazione è una missione fatta di amore, rigore e passione contagiosa.
A lei va la nostra Carta Regia — destinata a chi, come lei, costruisce ponti tra artisti, culture e generazioni.
Che la luce non si spenga mai.
